3 dicembre 2024
Idrocolonterapia: storia, presente e prospettive (seconda parte)
L'articolo descrive l'idrocolonterapia, evidenziando le fasi principali: diagnosi, preparazione, seduta e post-trattamento. Spiega come la terapia purifichi il colon, migliorando il benessere intestinale e generale, attraverso un intervento personalizzato per ogni paziente.
Autore: Dott. Roberto Barsi
Tipo: Articolo della Settimana
Nella prima parte ho raccontato il percorso che mi ha portato a scoprire e scegliere l'Idrocolonterapia come pratica terapeutica, soffermandomi sugli aspetti che la rendono unica e sui principi che ne stanno alla base. In questa seconda parte, invece, entrerò nel dettaglio delle fasi operative della terapia, dalle valutazioni diagnostiche iniziali fino al trattamento vero e proprio, illustrando le modalità, le indicazioni e i numerosi benefici che questa pratica offre ai miei pazienti.
FASE 1: DIAGNOSTICA
Entrando nel dettaglio, bisogna conoscere molti di questi aspetti quando si prende in carico un candidato alla ICT, raccogliere la storia anamnestica, visitarlo accuratamente e ovviamente chiedere il consenso, che normalmente si fa firmare per motivi medico-legali ma che a me interessa per capire le motivazioni del paziente e il suo reale interesse per questa pratica.
Ancora oggi esistono resistenze mentali e culturali, a volte veri e propri rifiuti sia da parte delle persone sia da colleghi medici, che a volte impediscono ai loro assistiti di eseguire un lavaggio del colon senza un reale perché, adducendo scuse non veritiere e non conoscendo bene la modalità dell'ICT che, vedremo più tardi, non ha praticamente nessuna controindicazione né effetti collaterali di rilievo.
In questa fase quindi ci si rende conto del reale bisogno del paziente di fare ICT e, se ci sono le condizioni, per eseguirla in tutta sicurezza.
Bisogna escludere ovviamente tutti coloro che hanno avuto sanguinamenti recenti, o fenomeni infiammatori acuti o, peggio, se riferiscono di essere diventati stitici improvvisamente dopo una vita di regolarità intestinale.
In questi casi bisogna procedere ad accertamenti diagnostici per escludere patologie gravi in atto e procedere alla fase successiva, che è quella della preparazione.
FASE 2: PREPARATORIA
Entriamo quindi nella fase in cui dobbiamo preparare il colon del paziente, cercando di modificare sia la consistenza delle feci (in caso di stipsi ostinata), sia eventuali fenomeni di "tensioni addominali", spesso legati a spasmi della muscolatura liscia, o alla presenza di aria (meteorismo) prodotta da batteri patogeni, funghi o saprofiti cresciuti in maniera anomala.
Avendo conosciuto il paziente ed escluso gravi patologie, e dopo aver preparato il suo colon a ricevere senza problemi il lavaggio con acqua, possiamo procedere alla seduta di ICT.
FASE 3: SEDUTA DI ICT
Il paziente viene accolto in un ambiente dedicato e, seguito da un operatore specializzato, viene fatto sdraiare su un lettino dove rimarrà per tutto il tempo della terapia, in posizione supina, assistendo attivamente alla seduta.
L'operatore, dopo aver introdotto delicatamente una cannula nel retto del paziente, inizia l'introduzione di acqua tiepida, filtrata e depurata, con bassa pressione controllata. La cannula (monouso, come tutto il materiale usato per la singola terapia) è dotata di un tubicino laterale da dove entra acqua pulita, mentre la cannula stessa diventa la via dove viene convogliata l'acqua reflua che trasporta verso lo scarico fognario le feci, le scorie e tutto ciò che deriva dalla pulizia delle pareti intestinali.
Durante la seduta si possono effettuare delle "irrigazioni" che consentono di spingere delicatamente l'acqua fino alle porzioni più profonde del colon. A volte si può arrivare in prossimità del colon destro, cosa che sarebbe impossibile con un semplice clistere o con un enteroclisma.
L'operatore effettua continuamente dei massaggi addominali, soprattutto in presenza di aria, e ogni manovra viene personalizzata in base alle caratteristiche del paziente.
È molto importante la presenza per tutto il tempo della terapia dell'operatore, che deve monitorare ogni reazione del paziente e gestire anche i minimi disturbi che possono avvenire durante l'eliminazione di grosse masse fecali e aria, che nonostante la migliore preparazione possibile possono esserci comunque.
Non si tratta quasi mai di dolori veri e propri, ma ricordiamoci sempre che l'intestino è quel secondo cervello dotato di grandissima sensibilità e memoria emotiva, e merita il massimo rispetto.
Nonostante ciò, non esistono rischi effettivi: la seduta può essere interrotta in qualsiasi momento, e nella stragrande maggioranza dei casi dopo la seduta non ci sono effetti indesiderati.
FASE 4: POST-TRATTAMENTO
Spesso le persone mi chiedono prima quante sedute dovranno effettuare e con quale cadenza. Non ho mai una risposta certa: le poche certezze che mi consentono di proporre un programma le ho solo dopo la prima seduta.
A quel punto posso far scattare la quarta fase, quella in cui propongo un trattamento terapeutico idoneo e la ripetizione eventuale dell'ICT. Molto spesso devo modificare radicalmente l’alimentazione dei pazienti e bonificare il loro intestino da patogeni di varia natura.
Quindi ci possono volere anche mesi, prima di poter ripopolare l'intestino di probiotici (quelli che qualcuno ancora chiama fermenti lattici) utili per riprogrammare un'attività intestinale efficace.
IDROCOLONTERAPIA - PERCHÉ?
Diversi anni fa mi chiesero di fare un intervento sull'ICT ad un congresso molto importante sulle Medicine Alternative. Fui tra gli ultimi relatori, dopo una giornata veramente molto bella e ricca di interventi interessanti. Prima di me fece una relazione un mio carissimo amico e collega che parlò di omeopatia e psicoanalisi, suscitando veramente in me e nei presenti una vera emozione. Poi toccò a me, e mi sentii abbastanza imbarazzato. Per rompere il ghiaccio dissi:
"A qualcuno tocca il compito sporco!"
In effetti, se qualcuno mi chiede perché si debba effettuare una pulizia del colon e che utilità abbia, io rispondo con una domanda:
"Secondo te qual è il problema più gravoso e pericoloso per il pianeta Terra?"
Ci possono essere tante risposte, la mia però è una sola: lo smaltimento dei rifiuti. Ne sono pienamente convinto, e sono altrettanto convinto che l'organismo umano è come il pianeta Terra, ridotto a un colabrodo energetico, sfruttato nelle sue risorse più profonde e quindi con una bassa vitalità e soprattutto pieno di scorie di ogni genere, che non sa più dove collocare.
In realtà, l’uomo ha una capacità adattativa superiore, e questo ci permette di sopravvivere e di "dominare" sul resto degli esseri viventi (forse ne siamo solo convinti, ma...), ed è dotato di sistemi meravigliosi di autodepurazione come i reni, i polmoni, la pelle, il fegato e l'intestino. Si dice che il benessere dipenda proprio dal rapporto tra tossine introdotte in un organismo e quelle che riesce a smaltire. E allora io cerco di far capire alle persone che questa ipotetica bilancia pende in maniera sfavorevole verso una quantità di tossine che non riusciamo più a smaltire, sia per la quantità di sostanze tossiche, sia per la loro qualità.
Parliamo di sostanze chimiche, prodotti OGM, nanoparticelle, metalli pesanti, virus, batteri patogeni, microplastiche, elettrosmog... Ed è un elenco senza fine. Il risultato finale è un'infiammazione di vario grado, sempre presente nel sangue, negli organi e nella matrice interstiziale. Quindi ogni giorno il nostro sistema immunitario intercetta e cerca di eliminare milioni di molecole nocive, e spesso crea un cosiddetto "fuoco amico", colpendo organi vitali e creando le cosiddette malattie autoimmuni.
Ma è proprio l'intestino l’organo maggiormente implicato sia nelle risposte immunitarie, sia nella sintesi di vitamine, sia nell'assorbimento dei nutrienti e nello smaltimento delle scorie. In più sappiamo che gestisce tutta la parte emozionale delle patologie. Sappiamo che durante il transito intestinale avvengono centinaia di migliaia di reazioni chimiche e che tutto dovrebbe avere tempi e modi definiti.
Attualmente, però, non facciamo altro che mangiare, in ogni momento, di tutto, cotto e crudo, cucinato in vari modi, condito eccessivamente, e soprattutto introduciamo con l'acqua e i cibi una notevole quantità di sostanze tossiche. Nel colon arriva costantemente tutto ciò che l'organismo ha scartato, tutto ciò che ha reputato superfluo, e tutto ciò che, in accordo con i reni e il fegato, deve essere eliminato in quanto tossico.
Il risultato finale è che arriva e si accumula nel colon una quantità di materiale fecale enorme, e nonostante molti abbiano un’evacuazione quotidiana, riusciamo a tenerci dentro diversi chili di materiale fecale, inutile e dannoso. E non posso pensare che ancora qualcuno, medico o non, possa dire con disarmante superficialità che
"tanto è normale che nel colon ci siano le feci, ci devono stare!"
Si chiama transito intestinale e non sosta intestinale.
Quindi la considerazione finale è che le pareti intestinali, dove sono presenti le immunoglobuline e la flora batterica (che produce vitamine, ci difende dai patogeni e ha attività antigenotossica, antimutagena e antiossidante), non possono essere costantemente a contatto e letteralmente soffocate da strati di materiale tossico.
Probabilmente durante il lavaggio intestinale vengono eliminate anche cellule sane e batteri utili, ma noi sappiamo che la successiva reintroduzione di prebiotici e probiotici e la correzione delle abitudini alimentari portano al ripristino di un sano microbiota intestinale. Vedremo successivamente quali sono i benefici e la loro durata.