10 dicembre 2024
La legislazione sui lassativi (prima parte)
L'articolo analizza i rischi dei derivati dell'idrossiantracene nei lassativi, come danni al DNA e melanosi colica. L'EFSA ha vietato il loro uso negli alimenti e integratori nel 2021, evidenziando anche i pericoli di irritazione intestinale e perdita di tono muscolare dovuti all'uso prolungato.
Autore: Dott.ssa Rosanna Giuberti
Tipo: Articolo della Settimana
Già nel 2013 I'EFSA, Agenzia Europea per la sicurezza degli alimenti era stata chiamata ad esprimersi riguardo agli effetti dell'idrossiantracene sul miglioramento delle funzioni intestinali. L'EFSA aveva apparato l'efficacia di queste sostanze, sottolineando però la necessità di evitare il consumo prolungato e a dosi elevate, per i loro potenziali problemi di sicurezza. A seguito di ciò sono state effettuate anche valutazione di sicurezza riguardo all'utilizzo di queste sostanze negli alimenti, integratori inclusi, considerando in particolare, i derivati dell'idrossiantracene.
Nel suo parere del 2017 l'EFSA ha concluso che i derivati dell'idrossintracene sono genotossici, cioè possono danneggiare il DNA. È stato osservato inoltre che alcune sostanze, compre so l'estratto totale di aloe, sono cancerogene, in particolare potrebbero aumentare il rischio di tumore al colon. Queste sono conclusioni in linea con precedenti valutazioni effettuate da altri organismi europei e internazionali, tra cui L'OMS, L'Agenzia Europea dei Farmaci, L'Istituto Federale Tedesco per la valutazione del rischio.
Un dato preoccupante che ha indotto sicuramente le misure applicate è che L'EFSA non è stata in grado di stabilire la dose giornaliera di derivati dell'idrossintracene sicuramente innocua per la salute: per questo è stato imposto il divieto di utilizzo di queste sostanze negli alimenti e negli integratori. Il divieto dell'utilizzo delle foglie di aloe si basa proprio sul riscontro della presenza dei dell'idrossintracene nelle foglie della pianta. La Commissione Europea ha quindi vietato l'utilizzo negli alimenti, integratori alimentari inclusi, dei derivati dell'idrossintracene, sostanze che si trovano naturalmente in numerose piante (alcune specie di rabarbaro, senna, frangola, cascara e varie specie di aloe), utilizzate negli integratori per il loro effetto lassativo.
Il divieto è stato istituito con il regolamento 2021/468 del 18 marzo, entrato in vigore l'8 aprile 2021 i cui punti principali sono i seguenti:
Vengono aggiunte alla lista delle sostanze il cui impiego negli alimenti è vietato (Allegato III parte A del suddetto regolamento):
Aloe-emodina e tutte le preparazioni in cui è presente tale sostanza
Emodina e tutte le preparazioni in cui è presente tale sostanza
Preparazioni a base di foglie di Aloe conte nenti derivati dell'idrossintracene
Dandrone e tutte le preparazioni in cui è pre- sente tale sostanza
Vengono aggiunte alla lista delle sostanze il cui impiego negli alimenti è sottoposto alla sorve- glianza della comunità (Allegato III parte C):
Preparazioni a base della radice o del rizoma di Rheum palmatum, Rheum officinalis Bail- lon e loro ibridi contenenti derivati dell'i- drossiantracene;
Preparazioni a base di foglie o frutti di Cassia senna contenente derivati dell'idrossintrace
Preparazioni a base di corteccia di Rhamnus Frangula L.. o Rhamnus purshiana DC. Con- tenente derivati dell'idrossintacene-Cassia angustifolia (Senna) Rhamnus purshiana, Rhamnus frangula, Rheum palmatum, Ru- mex Crispus, Aloe vera contengono antrachinoni. Gli antrachinoni contengono al loro interno un antracene e da qui la valutazione della loro pericolosità all'uso, in particolare ad un uso prolungato.
Gli antrachinoni agiscono dopo la trasformazione in glicosidi, al livello del colon, dove, con il contributo della flora batterica, esercitano la loro azione con due modalità:
1. favorendo l'accumulo di fluido nel lume in testinale, che porterà ad un aumento di volu- me e della fluidità delle feci:
2. modificando la motilità intestinale, attraverso un meccanismo di tipo irritativo sulle cellule della muscolatura liscia che porterà ad un aumentando delle contrazioni intestinali e quindi della peristalsi
Buona parte degli antrachinoni, sotto forma di antoni, vengono eliminati dalle feci. Una ridotta frazione viene riassorbita a livello del cieco, inviata al fegato dove subisce una gluco-coniugazione, che ne permette l'eliminazione attraverso i reni. Tuttavia questa parte eliminata è solo il 3-6% del riassorbito.
Il restante ritorna nuovamente nel colon per agire sulla sintesi proteica, causando anche rilascio di prostaglandine, molecole pro-infiammatorie, che incrementano ulteriormente l'irritabilità delle cellule della muscolatura liscia intestina le. L'impatto biologico illustrato sulle modalità di azione dei rimedi lassativi può sviluppare alcuni effetti che ne sconsigliano l'utilizzo in modo prolungato nel tempo. Dosi continuative possono agire sulla secrezioni elettrolitiche con insorgenza di abituale perdita di elettroliti, che stimola la iperproduzione di aldosterone(l'ormone che regola l'equilibrio idro-salino del nostro organismo) in risposta compensatoria, con riduzione dell'efficacia del lassativo stesso. L'utilizzo di un uso prolungato di stimolanti comporta una perdita del tono del tessuto stimolato e in questo caso della muscolatura liscia intestinale, con conseguenze ancora poco indagate nella popolazione adulta, per assenza di dati epidemiologici osservazionali.
Prendiamo in considerazione un dato osservazionale consolidato nella pratica endoscopica la presenza di melanosi colica. Le indagini endoscopiche rilevano la presenza di melanosi nei pazienti che utilizzano lassativi. La melanosi è una particolare colorazione della mucosa del colon che appare endoscopicamente tigrata per l'alternarsi di aree di mucosa dal colorito normale roseo con aree più o meno nere. II pigmento della colorazione non è la melanina, come avviene abitualmente sulla superficie cutanea, ma deriverebbe dalla morte delle cellule appunto in seguito all'uso di lassativi. Uno studio prospettico del 2009 su 153 persone asintomatiche sottoposta a screening con colonscopia ha evidenziato una significativa incidenza di alterazioni colonscopiche, tra cui polipi, malattia diverticolare, alterazioni infiammatorie della mucosa, angiectasie, con presenza di melanosi nel 2,6% degli indagati. La conclusione è stata che esiste una significativa incidenza di alterazioni colonscopiche nelle persone asintomatiche sottoposte a colonscopia per lo screening del tumore del colon-retto, di cui la melanosi da abuso di lassativi costituisce una componente. Altri dati endoscopici conseguenti all'abuso nell'utilizzo dei lassativi sono appresentati da un quadro radiologico più marcato nel colon destro, ma anche diffuso in tutto il colon, da ipotonia della valvola ileo-ciecale, dilatazione del viscere, zone di pseudo restringimento che fan- no sospettare una grave malattia infiammatoria. Inoltre dolore addominale aspecifico, gonfiore, meteorismo, stipsi alternata à diarrea. Tali sintomi possono essere fatti risalire ad alterazioni strutturale della parete intestinale conseguente ad alterazione intramurale delle cellule nervose del sistema nervoso intrinseco intestinale.